Scrittore inglese vissuto tra l’Ottocento e il Novecento, Arthur Conan Doyle ha creato il detective più famoso del mondo, Sherlock Holmes, ed è considerato tra i padri del romanzo poliziesco. Tentò invano per lungo tempo di sbarazzarsi della sua creatura per dedicarsi ad altre imprese letterarie.
Gli scherzi della vita
Doyle non si aspettava di diventare famoso per aver inventato il detective Sherlock Holmes. Si aspettava di essere sì ricordato, ma per i suoi scritti più impegnativi, prima di tutto per i suoi romanzi storici; e anche per i suoi studi sullo spiritismo che sviluppò negli ultimi anni della vita, dopo che aveva perduto un figlio nella Prima guerra mondiale.
Si dice che giunse al punto di inventare trucchi grossolani per far credere a tutti che i fenomeni paranormali esistessero davvero. Ma si sa, a volte il destino si diverte e la fama di Doyle deriva tutta da Sherlock Holmes. Nato a Edimburgo nel 1859, dopo la laurea in medicina Doyle lavorò per un breve periodo in ospedale e poi s’imbarcò su una baleniera come medico di bordo. Rientrato in patria, visti i pochi consensi ottenuti come medico, si dedicò alla letteratura e al giornalismo.
Per ottenere un guadagno immediato, Doyle scrisse nel 1887 un romanzo leggero, Uno studio in rosso, pubblicato inizialmente su una rivista. Qui apparve per la prima volta Sherlock Holmes, fortunato protagonista dei successivi Il segno dei Quattro (1890), Le avventure di Sherlock Holmes (1891), Le memorie di Sherlock Holmes (1893), Il mastino dei Baskerville (1902), Il ritorno di Sherlock Holmes (1904).
Elementare, Watson
“Elementare, Watson”. Così dice Holmes al buon dottor Watson, aiutante e narratore delle sue avventure. Glielo dice quando, nel bel mezzo di un mistero, il dottore è disorientato e non riesce a capirci più niente. Allora Holmes gli svela il mistero e man mano che spiega come stanno le cose tutto sembra così logico che Watson si chiede come abbia fatto a non pensarci anche lui.
Holmes è un tipo singolare. Abita a Londra, in Baker street, in un appartamento che divide con il suo aiutante. Alto, magro, naso affilato, mani dalle dita lunghissime, poco socievole, suonatore di violino, amante della chimica tanto che ha in un angolo della casa un piccolo laboratorio. Viene chiamato talvolta dalla stessa polizia inglese a risolvere i casi più complicati. Si presenta sui luoghi del delitto con una lente d’ingrandimento indossando cappotto con mantellina e un berretto da viaggio a quadretti che è diventato simbolo dei suoi romanzi. È attentissimo a ogni particolare, a ogni indizio, come la cenere di un sigaro, un capello, l’orma di una scarpa o delle ruote di una carrozza, un traccia di fango o di rossetto. Esamina il tutto con l’aiuto della lente e sottopone qualche indizio anche ad analisi nel suo laboratorio chimico. Da questa analisi e dai dati raccolti, con una logica lucida e impeccabile, Holmes ricostruisce chi è l’assassino, come è stato commesso un furto, e così via. E spiega tutto al dottor Watson, che resta a bocca spalancata.
Il giallo scientifico
Holmes non è un personaggio originale. Doyle stesso confessa di averlo ripreso da Auguste Dupin, detective creato nella prima metà dell’Ottocento da Edgar Allan Poe. Tuttavia Sherlock Holmes ha una prerogativa in più: la capacità di basarsi su indizi oggettivi e quindi, secondo Doyle, su elementi scientifici. Per questo Doyle è considerato il fondatore del cosiddetto giallo scientifico.
Doyle fu ossessionato fino alla morte (1930) dal successo ottenuto con Sherlock Holmes e cominciò ben presto a pensare di farlo morire. In una lettera alla madre scriveva già nel 1891: “Ho in mente di accoppare Holmes e di liquidarlo una volta per tutte perché mi distoglie la mente da cose assai più importanti“. La madre gli rispose: “Non puoi farlo, te lo proibisco“. Ma qualche tempo dopo Doyle faceva precipitare Holmes in un abisso per potersi dedicare con più tranquillità ai suoi scritti storici.
Sembra però che l’editore lo abbia costretto a far resuscitare Sherlock Holmes. E Doyle dovette scrivere altri racconti con il celebre detective. Ormai il singolare investigatore era diventato famoso in tutto il mondo e rappresentava, per la sua particolarità, un modello, un eroe dall’intelligenza straordinaria, quasi una sorta di superuomo.
Fonte biografia: Ermanno Detti, Eciclopedia Treccani